Da Judy Garland a Lady Gaga: l’ascesa di una stella

C’è un filo, una linea invisibile che lega gli esseri umani tra loro. Energie che si scambiano e ricambiano negli anni e che hanno contribuito a fare la storia di movimenti artistici, culturali, sociali, politici. Icone del Cinema che in qualche modo sono tra loro legate. È il caso di Lady Gaga e Judy Garland, e di uomini generosi e sensibili come Bradley Cooper o come il grande George Cukor, un regista innamorato delle donne (suo è il leggendario Donne con Joan Crawford). E ci sono film che, nonostante il tempo trascorso e gli usi e costumi che mutano, resteranno per sempre fonti inesauribili d’ispirazione.  

A star is born con Judy Garland racconta l’ascesa di un’immaginaria star hollywoodiana che molto s’identifica con l’attrice che la interpreta. La storia è quella di una giovane cantante e attrice che viene scoperta e resa celebre da un famoso attore di Hollywood alcolizzato e sul viale del tramonto. I due si innamoreranno, si sposeranno, lei diventerà sempre più famosa e lui sempre più depresso e alcolizzato. Il trasporto con cui sia James Mason che la Garland interpretano la loro storia d’amore travagliata, costellata dal successo, lascia intravedere che forse nei pianti e negli occhioni lucidi di Judy c’era tanto di quel dolore e di quella compassione che riservava a se stessa solo recitando. Sappiamo che l’infelice bambina prodigio del Mago di Oz era una grandissima interprete, ma una donna che nella vita privata ha ricevuto più schiaffi che carezze. Fragile eppure impeccabile esecutrice, la sera s’imbottiva di psicofarmaci e la mattina dopo era sul set ad affrontare ritmi di lavoro impensabili. Si è consumata in fretta ed è morta troppo presto.

Ho sempre ammirato fin da piccola le dive di Hollywood, le icone del Cinema. Donne diverse, un po’ tormentate, un po’ infelici, ritenute genericamente belle, ma di una bellezza non convenzionale. Come Judy Garland, anche Lady Gaga è un’artista cresciuta velocemente, spesso vittima di pregiudizi e malelingue, non bella, ma dotata di grande fascino e carisma. A star is born è la rivincita che queste creature talentuose e un po’ incomprese si prendono su tutto. Nel film ottengono la loro rivalsa attraverso l’amore di uomini che credono in loro, che per primi intuiscono il loro potenziale e le portano al successo. Nella vita reale, invece, ciò che spinge queste donne a lavorare così tanto e intensamente per raggiungere la fama è probabilmente l’incolmabile sensazione di vuoto d’amore. Non hanno bisogno che un uomo creda in loro perché è attraverso l’amore del pubblico che possono sentirsi per la prima volta accettate e amate incondizionatamente. Attraverso l’atto creativo l’artista dà dignità alle proprie sofferenze e con il successo ottiene quel riconoscimento che prima non aveva mai nemmeno potuto sognare. Ma perché è così difficile essere realizzati professionalmente e allo stesso tempo avere al nostro fianco una persona che ci ama e con cui poter costruire un futuro? Questa è una domanda che si pone Lady Gaga quando si racconta a cuore aperto in un documentario (Gaga: Five Foot Two) dove ci mostra una donna in preda agli spasmi dovuti alla malattia di cui soffre, la sindrome fibromialgica. Una figura esile, fragile e sola, ma assetata d’amore. Una grandissima e impeccabile belva da palcoscenico che spazza via le delusioni amorose con il suo instancabile talento performativo. Lo spessore umano e artistico di Lady Gaga esce completamente fuori nel film con Bradley Cooper, dove la straziante storia tra i due è il simbolo della difficoltà di conciliare la gloria con le relazioni sentimentali. Ma è anche un inno all’esaltazione della nostra natura più sincera e genuina perché solo attraverso la propria personale storia si può realmente arrivare a toccare il cuore del pubblico. E così il naso troppo grande di Lady Gaga diventa per lei un vanto. In A star is born più volte la protagonista Gaga si lamenta del proprio naso, usando le stesse parole che pronunciò anche Judy Garland nel film di sessant’anni prima. Sembra che il tempo si sia fermato e che queste due stelle si siano incontrate e abbiano dialogato tra loro. Sono belle così, sono iconiche, sono bambine intrappolate nel corpo di donne, hanno occhi sgranati pieni di luce e meraviglia, ma anche di timidezza e malinconia. Come Lady Gaga riesce a spaziare da performance spettacolari e controverse (l’esibizione agli MTV Music Video Awards 2009 dove inscena il suo suicidio cantando Paparazzi) a raffinate installazioni artistiche insieme a esponenti del mondo dell’arte quali Marina Abramović, Jeff Koons, Bob Wilson, così Judy Garland passa dai musical di successo, al teatro, ai primi film di nicchia di John Cassavetes. Sono due artiste alla continua ricerca di un equilibrio tra il pubblico e il privato, che sperimentano, si mettono in gioco, cadono, si fanno male e risorgono. Da Shallow a Over The Rainbow, il loro canto di bambine mai cresciute, di anime delicate e vertiginosamente profonde, si mescola al nostro e ci accompagna in questo frammentario e incostante cammino verso ciò che sogniamo possa essere il nostro posto nel mondo.

Alice Bonvini

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