Annie Sprinkle e il “Manifesto post porno”

Avete presente quando su alcuni dolci trovate quei deliziosi e decorativi pezzettini di zucchero dai mille colori? Questi zuccherini hanno un nome preciso in inglese: sprinkles. Sprinlke è anche un termine che significa spruzzo ed è legato all’umido, alla pioggia, all’acqua. Anni fa una bambina con l’animo da sirena passava le giornate a nuotare nella piscina del suo condominio situato nel cuore della middle class perbenista e conservatrice a Los Angeles, e mangiava gelati ricoperti di zucchero. Il nome della bambina era Ellen Steinberg e dell’innocenza e timidezza caratteristiche della sua infanzia non sarebbe più rimasto nulla.  Poco più che maggiorenne Ellen cambia identità celebrando la freschezza e la sua attrazione per i liquidi (l’acqua, ma anche la pipì, i fluidi vaginali, lo sperma) con il nome evocativo di Annie Sprinkle, una delle più importanti e anticonformiste regine del porno e della performance art.

A diciassette anni Ellen perde la verginità e capisce che il sesso è un mezzo straordinario per conoscere il mondo e le persone: la sua curiosità la porta a prostituirsi in un centro massaggi a Tucson. Ellen diventa Annie e si diverte ad andare con i clienti più strani e disparati, ammette di avere avuto per un periodo una certa attrazione per i soggetti viscidi, e negli anni non si risparmierà nulla: nani, transessuali, persone con handicap. Annie ama le persone, lei stessa si definisce “una prostituta dal cuore d’oro”. Attraverso le sue prestazioni Annie si sente amata, desidera, utile, e colma così tutte le mancanze di attenzioni che aveva sofferto da bambina. Mentre distribuisce pop-corn in un cinema viene rapita dalla visione di Gola profonda e decide di trasferirsi a New York per diventare apprendista e amante del regista Gerard Damiano e, successivamente, attrice porno.

Dopo centinaia di film, si avvicina al mondo della performance art creando spettacoli di forte impatto: una sua performance consiste nel mostrare la propria cervice agli spettatori con uno speculum e masturbarsi con un vibratore fino a raggiungere l’orgasmo. La cosa più poetica e toccante credo sia la capacità che hanno queste performance di normalizzare il sesso, demistificarlo, dargli dignità, ed è interessante vedere come il pubblico non ne rimanga scandalizzato, ma resti a suo agio perché l’energia che sprigiona Annie è giocosa e rilassata. Annie distingue diverse tipologie di sesso e, purtroppo, ammette che la nostra società si nutre di cibo di scarto, esattamente come vive di sesso di scarto. Per usare una sua metafora, il sesso di scarto è come i panini di McDonald’s: veloce, egoistico, volgare, non appagante. Quello che bisognerebbe ricercare è il sesso da intenditori, che consiste nella preparazione, nell’esercizio (Annie consiglia molti esercizi di respirazione perché è con il respiro che si può raggiungere la vera estasi). C’è anche il sesso salutare che può essere fatto per guarire da dolori fisici o mentali, come fosse una medicina.

Nel suo viaggio spirituale e sessuale, Annie scopre tante parti di se stessa e dichiara che in lei convivono tre donne: Ellen, Annie e Anya, e cioè la bambina, la sex symbol e la dea. Anya è come una vecchia saggia, è la parte più meditativa e antica. Credo che Annie Sprinkle sia una donna da cui trarre ispirazione in quanto essere umano capace di vivere a pieno i propri diritti alla libertà, alla felicità, all’amore universale. Universale sì, perché spesso quando Annie fa sesso con gli uomini, le donne o i clienti, la sua Anya lo fa con il cielo, il fango e gli alberi.

Alice Bonvini

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