Il rapporto tra Salvador Dalí e il sesso è fin dalla tenera età complesso. È nota la sua fobia per l’organo di riproduzione femminile durante l’adolescenza e la successiva ossessione in età adulta per il cibo, i falli, i seni turgidi e tutto ciò che concerne l’amplesso. Particolarmente attratto dalla sodomia, egli nella sua vita incontra due donne che lo sazieranno e lo guideranno nella scoperta dei sensi. La sua prima moglie è Gala, di dieci anni più grande di lui, con la quale Dalí scoprirà le gioie della sodomizzazione, ma anche la condivisione quotidiana fatta di rispetto e decisamente poco sesso. A lei rimarrà legato tutta la vita. La seconda è una giovane donna che compare quando egli è ormai in età matura. La ragazza ha origini cinesi e inglesi, un viso e un corpo androgini, un nome esotico e un’eleganza nelle fattezze e nel portamento. Il suo nome è Amanda Tapp, ma verrà conosciuta da tutti come Amanda Lear. Amanda è una figura controversa, su di lei aleggia da sempre una grande aura di mistero: si dice che fosse un uomo prima di fare un’operazione e divenire donna, o che sia a tutti gli effetti transessuale, non si conoscono con precisione né l’anno né il luogo della sua nascita. Amanda è la bellissima e sensuale immagine della donna emancipata, libera, capace di passare dall’amore per il genio di Dalí ai programmi di Silvio Berlusconi su Mediaset. È una cantante, attrice, conduttrice, opinionista televisiva poliglotta e conosciuta a livello internazionale. Intelligente e sensibile, Amanda cresce insieme alla figura di Dalí e diventa una vera icona che ancora permane nei ricordi di molte generazioni, compresa la mia. Ricordo che vidi questa donna con voce maschile ma sensualissima in un programma televisivo di Mediaset o della Rai e ne rimasi profondamente colpita. Pensai che fosse il tipo di donna da cui trarre esempio: fiera, indomabile, capace di gestire il suo forte ascendente erotico. Non sapevo chi fosse, ma il suo corpo mi aveva già conquistata.
Conosciamo molte storie di muse di pittori, registi, scrittori, stilisti e artisti di vario genere. La cosa interessante delle muse è che riflettono la luce che l’artista vede in loro e brillano grazie allo sguardo di chi le osserva, diventando così loro stesse delle creazioni, delle opere d’arte. Sicuramente Amanda Lear è in parte una creazione di Dalí, anche il nome lo suggerisce, ma resta il fatto che il suo magnetismo si estende ben oltre la poetica del suo compagno e maestro. Anche se Amanda Lear ha dichiarato che Dalí non avesse una vita sessuale, il sesso era un elemento molto presente nella vita di entrambi, forse era più cerebrale che carnale, legato più a un’estetica che a un vissuto. Dalí era innamorato di se stesso, amava considerarsi una celebrità e vivere nel lusso e nella provocazione. Mi immagino Amanda e Salvador mangiare aragosta (cibo più volte usato da Dalí sia nella moda che nel design) sulla riva del mare in qualche rurale località spagnola e successivamente divertirsi in messe in scene con impensabili scenari erotici. Celeberrima è la foto per Vouge di Dalí in cui egli veste la sua Amanda con un abito da suora.
La cosa che più mi delizia di questa eccentrica coppia è il fatto di essere surreali e dissacranti nel rappresentare la loro vita insieme. Godono senza godere fisicamente, ma nella realtà da loro stessi imbastita si muovono come un re e una regina, come due stelle mondane ricoperte di luci e apparenze, eppure legati da un rapporto profondissimo di amore e rispetto. L’erotismo è anche questo: trasfigurazione, gioco, messa in scena, rappresentazione puramente estetica alla cui base vi è una poetica, un desiderio di affermazione, di prendersi un piccolo spazio e risplendere per sfuggire all’anonimato che a molti di noi spaventa immensamente.
Alice Bonvini