Che cos’è un presagio?
C’è chi lo chiama intuito, chi sesto senso, e poi ci sono quelli che negano questo genere di sentire.
E se questa sorta di senso esistesse, perché sembra che talvolta non voglia aiutarci ad evitare gli ostacoli della vita? O se invece li vedessimo, ma scegliessimo comunque di errare?
Forse perché il tanto declamato “libero arbitrio” è il peso più grande che Dio, o chiunque altro potesse donarci. L’arduo fardello di scegliere, il macigno di essere liberi.
Essere liberi non credo sia sempre meraviglioso come in molti raccontano, costa fatica maneggiare la libertà. Penso a me e a volte la libertà nella mia vita mi ha reso schiava di emozioni, di dipendenze, di manie. La libertà non si sa come la si debba gestire, come la si debba toccare, annusare, usare. Perché? Perché è profumata, perché è bella, ma così severa nello stesso istante. L’essere stati educati in modo rigido porta un adolescente nella maggior parte delle volte ad assumere atteggiamenti ribelli e provocatori: perché? Perché si fugge da un’imposizione, da una regola di cui non se ne comprende il motivo, ma sembra comunque inevitabile e necessario che durante la nostra esistenza qualcuno ci diriga, come fa un direttore d’orchestra con i suoi musicisti affinché sia tutto un giusto equilibrio, per far sì che nasca la perfetta armonia. Poi accade che si diventa grandi, così, all’improvviso senza che qualcuno ci preparasse davvero diventiamo uomini e donne che si aggirano indaffarati nel mondo, cercando qualcosa, senza mai trovare niente che realmente ci soddisfi. Senza che nessuno ci indichi cosa fare e come. Passa un treno, e poi ne perdiamo un altro e occupati non guardiamo intorno a noi la vita che accade, che fa rumore, che piange. Non ascoltiamo quel presagio dell’anima che ci indica un incontro giusto, un lavoro buono ed una vita più sana. Non vediamo i simboli, non ne sentiamo il chiaro richiamo, sbrigativamente salutiamo qualcuno che forse non rivedremo più, eppure un giorno qualcosa ci diceva di restarci a parlare qualche minuto ancora, perché non si sa mai; non si sa mai la vita con quale scherzo voglia stupirti. Un presagio non è prevedere il futuro, perché come diceva San Tommaso il tempo non esiste; significa imparare ad ascoltare il linguaggio della natura, del caos ed il vero suono degli uomini in modo tale da non farci cogliere impreparati quando quel nostro sentire diverrà realtà, dolce o amara che sia. Un presagio è armonia del corpo e della mente, equilibrio tra noi stessi e l’altro, è vedere con gli occhi trasparenti e la mente cauta, scrutare come uno scienziato l’evoluzione dei nostri sensi e le origini delle nostre emozioni, tornare lì al momento in cui esse hanno cominciato a muovere i primi passi, titubanti e curiose. Dovremmo rieducarci a sentire nuovi suoni, vedere nuovi colori e parlare nuove e fantasiose lingue. Con tutta questa libertà abbiamo iniziato a prendere un po’ di tutto per poi non assaporare nulla, abbiamo riempito le pance, gli armadi e le scarpiere, ma dentro siamo diventati sempre più vuoti; siamo uomini che hanno smesso di coltivare gli orti e di guardare la luna con gli occhi pieni di stupore in nome di abbagli, di luci e lustrini di colorate vetrine.
Tra le dita è scivolata via la nostra vita.